BAR ITALIA LIBERA

Dopo quasi due anni dalla chiusura il bar Italia, di via Veglia a Torino, riapre, ma diverso. Ora, infatti, non sarà più il bar Italia, luogo simbolo dello scambio tra gli esponenti della ‘ndrangheta in Piemonte, come emerso in questi mesi nel processo Minotauro nella maxi aula bunker delle Vallette, ma il bar Italia Libera.

Questo “era un luogo cruciale per l’organizzazione criminale”, spiega Maria José Fava responsabile Libera Piemonte a: “qui avvenivano riti come l’affiliazione e il taglio della coda, si decidevano ruoli nell’organizzazione e si pilotavano gli appalti”. Tutto sotto gli occhi di Giuseppe Catalano, marito della titolare, arrestato, insieme ad altri 153 presunti ‘ndranghetisti il 7 giugno del 2011.

Il bar, sequestrato alla criminalità organizzata nel corso della più grande operazione antimafia del Piemonte, torna alla collettività, grazie al riutilizzo sociale sancito dalla legge 109/96.

Il 7 marzo 1996 la legge 109 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali entrava in vigore e segnava una svolta epocale nel contrasto alle mafie nel nostro Paese, da allora il bar Italia è il primo bene in Piemonte sequestrato, non ancora confiscato, dato in gestione e pronto alla riutilizzo sociale.

Dopo settimane di lavoro, grazie a Libera Piemonte e alla Cooperativa Nanà, che ne ha in carico la gestione, il bar ha riaperto il 3 maggio. All’inaugurazione hanno partecipato il procuratore Giancarlo Caselli, don Luigi Ciotti e molti ufficiali dei carabinieri e delle forze armate che hanno contribuito all’indagine dalla quale è scaturito il sequestro del bar.

Ora il bar, come ha detto Don Luigi Ciotti, ”E’ un luogo non solo di ristoro, ma anche di risveglio per la città, per ricordare che la mafia a volte ti offre anche il caffè”.

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