Ti voglio bene confiscato

Natale 2009. E’ stato veramente un pacco. La finanziaria, s’intende.
E’ andata così e fa male. 200.000 firme raccolte in poco più di un mese, oltre a tutte quelle che stanno continuando ad arrivare in questi giorni; decine di consigli comunali, provinciali e regionali che hanno approvato ordini del giorno a sostegno dell’iniziativa; presidi in tutta Italia, davanti agli immobili confiscati.
Nonostante la grande mobilitazione che la rete di Libera ha attivato ovunque, il testo della legge finanziaria approvata sul finire del 2009 non si è mosso di una virgola, almeno in tema di beni confiscati.
La finanziaria fa fare un ulteriore capitombolo alla normativa oggi vigente: si definisce in maniera improrogabile il termine entro il quale assegnare i beni confiscati. Centottanta giorni. 6 mesi. Un periodo decisamente breve, in confronto agli 11 anni di media che ci siamo “abituati” ad aspettare oggi. 6 mesi, una gestazione molto breve. Troppo breve forse.
Certo che sì, ci piacerebbe un’Italia nella quale in 6 mesi i beni passassero dalle mani del Tribunale alle mani di chi lo può riutilizzare (socialmente o no, non è questo il punto).
Ma dobbiamo essere realisti e immaginare dunque che ciò che avverrà.
Già, ma cosa può accadere dopo i 180 giorni? In Italia ci sono molte scadenze che non si rispettano, potrebbe lamentare qualcuno.
Può accadere e accadrà che i beni confiscati verranno messi all’asta, venduti in quattro e quattr’otto, per far cassa e alimentare il Fondo Unico per la Giustizia.
“Saranno fatti controlli per verificare chi siano gli acquirenti” rassicura il ministro Maroni, ma è almeno dal sacco di Palermo che la mafia sa come comprare nascondendosi. Sono passati quasi 50 anni e le tecniche si sono affinate, la mimetizzazione è continua…
Per amor del vero dobbiamo anche dire che era già possibile vendere i beni confiscati, ma si trattava di beni aziendali. Solo in rarissimi casi sono stati venduti beni immobili ed è sempre stato per rispondere a delle esecuzioni immobiliari, dovute a ipoteche.
Benché le leggi 512 e 44 prevedessero la vendita per alimentare i fondi di risarcimento per le vittime del racket e dell’usura e per i familiari delle vittime uccise dalle mafie, non abbiamo notizie circa l’applicazione di questa possibilità interna alla legge.
Ma da oggi tutto ciò è di assai più facile operatività e temiamo dunque che la scorciatoia della vendita sia una strada che in molti percorreranno, per non prendersi in carico faticose gestioni di beni spesso malridotti.
Insomma, non ci resta che continuare a monitorare lo stato dell’arte e dire la nostra, grazie al privilegiato osservatorio che abbiamo sui beni confiscati.
Abbiamo già assistito alla sostituzione di Antonio Maruccia, ex Commissario di Governo per i beni confiscati, tornato ora alla magistratura come Sostituto Procuratore presso la Corte d’Appello di Lecce.
Auguriamo ad Alberto Di Pace, già commissario di governo per la Regione Sicilia che l’ha sostituito a Palazzo San Macuto, di lavorare bene in questa fase, che dovrebbe essere transitoria se si invererà la promessa del Ministro Maroni, di fondare finalmente l’Agenzia nazionale per i beni confiscati, quello che da anni chiediamo a gran voce.
A patto che non si trasformi in un’agenzia immobiliare.

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