Un festival per i beni

Dopo un lungo periodo di negazione della presenza della mafia, il comune di Milano si adopera a cambiare le cose. Dal 9 all’11 novembre, la città, ha ospitato il primo Festival dei beni confiscati alle mafie, un evento per celebrare la lotta all’illegalità attraverso 90 eventi culturali in 19 degli immobili confiscati sul territorio milanese.
I 19 immobili in questione, tolti alla criminalità, ospitano ora progetti con finalità sociali dopo essere stati assegnati dallo Stato al Comune e da quest’ultimo a enti e associazioni del no profit, tramite un bando in comodato d’uso gratuito. Ma a Milano non sono solo quei 19 i beni confiscati, ma 300, quasi il 40% dei beni sul territorio lombardo.
Il festival ha coinvolto l’intera città e ha fornito l’occasione di inaugurare tre nuovi beni in Milano, grazie alla collaborazione del Comune con Libera e con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, e di aprirne occasionalmente altri due.

Un’occasione come quella del Festival da poco conclusosi a Milano ci ricorda quanto siano importanti misure patrimoniali quali il sequestro e la successiva confisca dei beni per spezzare il circuito dell’illegalità e quanto sia importante restituire questi beni alla comunità in tempi accettabili e nelle migliori condizioni possibili.
A questo fine è stata sottoscritta il 18 ottobre a Milano la convenzione tra l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che sancisce la collaborazione tra i due enti in materia di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, facendo nascere un corso di alta formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati.
Lo scopo del corso quello di formare amministratori con una preparazione giuridico-economica per padroneggiare un sistema normativo di crescente complessità e, allo stesso tempo, fornirgli competenze di tipo manageriale necessarie alla gestione dei cespiti, spesso di grandi dimensioni e potenzialmente produttivi, da riguadagnare al circuito dell’economia lecita.

Commenti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *